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Visita le nuove pagine della storia del Brasile
Purtroppo, a causa dell’inaccessibilità della maggior parte del territorio, i reperti archeologici a nostra disposizione non sono molti, ma sono stati sufficienti agli studiosi per stabilire che i primi abitanti del Brasile furono individui appartenenti a popolazioni siberiane giunti nel paese sudamericano attraverso una serie di ondate migratorie che si perpetuarono tra il 60.000 e l’8.000 a.C. Si trattava di individui suddivisi principalmente in due grandi categorie: i cacciatori- raccoglitori a carattere nomade che si spostavano dove la natura permetteva la loro sopravvivenza, e quelli invece riuniti in piccole società di agricoltori dove le donne e i più anziani si dedicavano ad una rudimentale agricoltura (quindi gruppi di persone assolutamente lontani dalle civiltà centralizzate dei vicini Inca o Maya.)
Una caratteristica però li accumunava, vale a dire il ruolo svolto dalla musica e dalla danza nella loro vita di comunità: un momento di coesione in primis, che scandiva tutte le cerimonie rituali più importanti (non venivano esclusi nemmeno gli atti di cannibalismo quando gli indio erano soliti cuocere e mangiare i nemici vinti in battaglia).
Nel 1500 iniziò la colonizzazione portoghese del Brasile con Pedro Alvares Cabral, scoperta che per molto tempo si è giudicata fortuita in quanto le intenzioni iniziali del navigatore erano quelle di raggiungere l’India sfruttando gli alisei nell’emisfero meridionale… anche se negli ultimi tempi si è messa più volte in dubbio la casualità di questa scoperta!!!
Cabral approdò a Porto Seguro il 22 Aprile del 1500 e come prima cosa fece erigere una grande croce sulla spiaggia facendosi aiutare dagli indio, i quali avendo serbato loro un caloroso benvenuto, parteciparono con entusiasmo a questa costruzione non tanto perché attratti dal rito cattolico bensì perché curiosi di veder utilizzare gli utensili in ferro a loro completamente sconosciuti.
Le prime tappe fondamentali della colonia portoghese si ebbero nel 1531 con l’insediamento dei primi coloni in Brasile e nel 1534 quando Martim Afonso de Sousa, inviato del re João, suddivise in distretti e capitanerie il territorio per attuare un maggior controllo su di esso e soprattutto per meglio difendersi dagli attacchi delle principali concorrenti europee.
Ben presto però la colonizzazione deluse le aspettative dei conquistatori, i quali affascinati dalla leggenda di El Dorado non avevano tenuto conto dell’ostilità del territorio alle esplorazioni, in più quando cercarono così di rimediare esportartando i manufatti indigeni dovettero prendere atto quasi subito del mancato riscontro che la merce aveva nel mercato europeo.
Così sino alla seconda metà del XVI secolo, l’unica merce esportata dal Brasile fu il pau brasil
un tipo di legname che produceva una sostanza colorante rossa, di cui i commercianti portoghesi riuscirono ad ottenere il monopolio dal re. Per il disboscamento i coloni utilizzavano gli indigeni il cui lavoro si trasformò ben presto da volontario in una vera e propria forma di schiavitù, di conseguenza la cattura e la tratta degli schiavi divennero in breve tempo le attività più redditizie del Paese (queste si svolgevano sotto forma di vere e proprie spedizioni formate da gruppi di individui chiamati bandeirantes - uomini di São Paulo figli di madre india e padre portoghese).
Con il passare del tempo gli schiavi vennero impiegati in numero sempre maggiore per la coltivazione della canna da zucchero di cui si faceva largo uso in Europa, “in cambio” dal vecchio continente vennero introdotte nuove malattie sino ad allora sconosciute agli indigeni che causarono delle vere e proprie epidemie.
Per ovviare questo problema i portoghesi iniziarono a sostituire gli indigeni con schiavi importati dall’ Africa in quanto erano ritenuti fisicamente più preparati a sopportare le malattie europee e soprattutto a sopravvivere alle estenuanti giornate di lavoro.
Questi schiavi, una volta arrivati in Brasile venivano distribuiti nelle varie piantagioni, costituite da ampi porzioni di terreno per la coltivazione e una serie di edifici dediti alla lavorazione della canna da zucchero: in sintesi erano delle vere e proprie comunità autarchiche.
Le condizioni di lavoro si fecero sempre più disumane tanto da indurre gli schiavi ad organizzare delle vere e proprie rivolte o quantomeno tentativi di fuga: quest’ultimi avevano senza dubbio molte più probabilità di riuscita tanto che si formarono ben presto delle vere e proprie comunità di schiavi fuggiti chiamate quilombos, tra le quali la più celebre fu sicuramente Palmares.
Un’altra importante caratteristica dei coloni portoghesi fu il forte attaccamento alla religione cattolica, basti pensare ai numerosissimi missionari, per la maggior parte gesuiti, che si unirono alle prime spedizioni portoghesi e che cercarono da subito di convertire la maggior parte degli indigeni; la presenza dei missionari però si rivelò ben presto scomoda per i “baroni dello zucchero”in quanto si opponevano alle condizioni disumane nelle quali versavano gli schiavi.
C’è da dire però che questa religiosità portoghese con il tempo divenne un fenomeno solo di facciata in quanto il Brasile divenne ben presto noto per la sua permissività in fatto di comportamenti sessuali, e per la rapida diffusione della sifilide, la quale arrivò persino nei monasteri creando così un forte disagio.
All’inizio del XVII secolo si aprirono le ostilità con l’Olanda la quale per un breve periodo riuscì ad impadronirsi del Brasile, ma quando i coloni si resero conto che mancava quasi completamente il sostegno della madrepatria decisero di ritirarsi dalla scena e si arrivò così alla pace del 1654, pace che pose fine alle ostilità tra i portoghesi e gli olandesi appunto.
Attorno al 1690 abbiamo una svolta fondamentale nella storia del Brasile: la scoperta dell’oro nel Minas Gerais, scoperta questa che comportò un vero e proprio spostamento demografico e un cambiamento radicale nel rapporto tra gli individui e il territorio. Infatti i coloni non si preoccuparono più di coltivare la terra occupati com’erano nella ricerca dell’oro, in questo modo ben presto i prezzi dei beni di prima necessità arrivarono alle stelle creando così non pochi disagi per la popolazione meno abbiente.
Altra tappa importante per il Brasile fu la conquista del Portogallo da parte di Napoleone nel 1807, il quale con il suo espansionismo quasi obbligò il re portoghese alla fuga in sudamerica. Qui re Dom João VI trasferì tutta la sua corte tanto che nel 1816 proclamò Rio de Janeiro la capitale del Regno unito di Portogallo, Brasile e Algarve. Il Brasile divenne così l’unica colonia del Nuovo Mondo a fungere da sede per la corte di un monarca europeo.
Al ritorno del sovrano in Portogallo, rimase come reggente della colonia sudamericana il figlio, Dom Pedro I il quale sfruttando la favorevole congiuntura che si era venuta a creare tra la debolezza della madrepatria e l’appoggio assicurato dall’Inghilterra, il Brasile riuscì ad ottenere l’indipendenza senza spargimenti di sangue al grido di “indipendência ou morte!”. Fu con il suo successore Dom Pedro II, però che abbiamo il periodo di massima prosperità del Brasile.
Nel frattempo un'altra coltivazione si stava facendo strada tra le piantagioni brasiliane: il caffè. Introdotto secondo la tradizione nel XVIII secolo da Francisco de Mello Palheta, questa coltura si diffonde ben presto alla maggiore parte del territorio creando così non poche trasformazioni: innanzitutto la coltivazione del caffè necessitava di grandi investimenti comportando così l’esclusione dei piccoli agricoltori; inoltre in seguito all’abolizione della schiavitù avvenuta nel 1888, la forza lavoro dedita al caffè era dunque costituita per la maggior parte da immigrati europei, soprattutto italiani.
L’aristocrazia legata al caffè raggiunse in un breve lasso di tempo un potere enorme tanto che con il suo appoggio un gruppo militare riuscì nel 1889 a rovesciare il governo dell’epoca con un colpo di stato, ma il nuovo governo fu impegnato a sedare numerose rivolte da parte di élite locali che miravano ad una maggiore autonomia, essendo il Brasile una nazione debole e priva di identità.
Arriviamo così nei decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, quando con l’introduzione dei pneumatici si ha il boom della havea brasiliensis . La gomma raggiunse in breve tempo un’importanza straordinaria tanto da far salire il costo del caucciù alle stelle, portando innumerevoli ricchezze alle città dell’ Amazzonia.
Nel 1930 con un nuovo colpo di stato sale al potere Vargas, il quale ispirandosi alle dittature europee governò il paese per un lungo periodo riuscendo a mantenere l’appoggio del paese tanto che nel 1951 fu eletto legittimamente presidente. Avviò tutta una serie di riforme ma ben presto ci si rese conto che questo processo era inquinato dalla corruzione, cosa che scatenò l’opposizione nonché la stampa soprattutto nella persona di Carlos Lacerda. Da qui nel 1954 l’agguato nei suoi confronti operato dalle guardie del corpo del presidente Vargas: agguato che però non andò a buon fine e che fece scoppiare un enorme scandalo.
Conseguenze immediate: i militari chiesero le dimissioni di Vargas che si suicidò.
Nel 1930 con un nuovo colpo di stato sale al potere Vargas, il quale ispirandosi alle dittature europee governò il paese per un lungo periodo riuscendo a mantenere l’appoggio del paese tanto che nel 1951 fu eletto legittimamente presidente. Avviò tutta una serie di riforme ma ben presto ci si rese conto che questo processo era inquinato dalla corruzione, cosa che scatenò l’opposizione nonché la stampa soprattutto nella persona di Carlos Lacerda. Da qui nel 1954 l’agguato nei suoi confronti operato dalle guardie del corpo del presidente Vargas: agguato che però non andò a buon fine e che fece scoppiare un enorme scandalo.
Conseguenze immediate: i militari chiesero le dimissioni di Vargas che si suicidò.
Nel 1961 viene eletto presidente Janio Quadros il quale programma prevedeva un’ampia serie di riforme per cercare di migliorare le condizioni in cui versava il Brasile, in verità la sua preoccupazione maggiore fu quella di attuare una rigida politica moralista, scelta che ben presto lo portò alle dimissioni fortemente volute dalla destra.
Divenne quindi presidente João “Jango” Goulart (già vicepresidente di Vargas), ma il suo governo fu rovesciato nel 1964 da un colpo di stato appoggiato con ogni probabilità dagli Stati Uniti, colpo di stato che per quasi 20 anni comportò la scomparsa dei partiti politici e una forte restrizione sulla libertà di parola.
Solamente nel 1968 con l’opposizione al governo militare ostentata dagli studenti e da una parte del clero si iniziarono a vedere i primi cambiamenti, e si dovette attendere il 1980 per una lenta ripresa delle regole democratiche della convivenza civile.
Nel 1989 abbiamo le prime elezioni presidenziali democratiche con la vittoria di Fernando Collor de Mello, ma più importante fu sicuramente Itamar Franco che divenuto presidente nel 1992 diede una nuova stabilità economica al paese con l’introduzione del real.
Per concludere con gli ultimi due presidenti Cardoso e Lula, abbiamo visto come il Brasile abbia compiuto notevoli passi avanti per quanto riguarda l’economia, ed anche se vecchie problematiche persistono, cresce sempre più l’ottimismo verso il futuro, quindi verso una rinascita del Paese!!!
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In Brasile si possono distinguere 5 grandi regioni geografiche ognuna con proprie caratteristiche e curiosità.
La geografia del Brasile | |
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